adhd-e-farmaci-studio-didattico-iside

ADHD e farmaci – come funzionano?

  • DSA e ADHD

Dopo aver analizzato il tema dell’ADHD nel nostro precedente articolo, indaghiamo ora sulla terapia farmacologica.
Cosa comporta? Per chi è indicata? E soprattutto come funziona?

Indice

Mappa concettuale

Iscriviti alla newsletter

Ricordiamo, cos’è l’ADHD?

L’acronimo ADHD indica il “disturbo da deficit di attenzione e iperattività” (dall’inglese: Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder).
Si tratta di una condizione neuroevolutiva, ovvero un disturbo di natura neurologica presente fin dalla prima infanzia, caratterizzato da livelli molto bassi di attenzione e/o iperattività e impulsività che, nel complesso, interferiscono con lo sviluppo e il corretto funzionamento della persona.
Per approfondimenti ti consigliamo di leggere la nostra guida completa sull’ADHD.

ADHD e terapia, perché?

Secondo le indicazioni riportate nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-5) la diagnosi di ADHD potrebbe essere formulata nei casi in cui la sintomatologia compare in età evolutiva (entro i 12 anni di età), si manifesta in più contesti di vita e persiste nel tempo.

È importante notare che il quadro sintomatologico può variare da persona a persona e che l’individuo può presentare altri disturbi associati, quali:

    • disturbo oppositivo provocatorio;
    • disturbi specifici dell’apprendimento (DSA);
    • disturbo d’ansia;
    • disturbi dell’umore.

L’ ADHD non è una condizione che può essere curata in maniera definitiva, ma gli interventi terapeutici possono rivelarsi un aiuto fondamentale al fine di:

    • migliorare il benessere globale della persona;
    • controllare l’impulsività e/o l’iperattività;
    • migliorare le relazioni interpersonali;
    • migliorare le abilità di apprendimento.

Affinché si riveli efficace, la terapia deve però essere adattata alle caratteristiche individuali, in particolare l’età, la gravità dei sintomi e l’eventuale presenza di disturbi associati, senza tralasciare il contesto familiare e sociale.

I principali approcci terapeutici per il trattamento dell’ADHD sono due:

    • la terapia farmacologica (soprattutto a base di psicostimolanti);
    • la terapia comportamentale.

Perché è utile la terapia farmacologica?

Nella sua forma più grave, il disturbo ADHD compromette notevolmente la qualità di vita del soggetto, le relazioni interpersonali e il rapporto con la famiglia.

A ciò si aggiunga che i soggetti con ADHD presentano un maggior rischio di sviluppare un disturbo della condotta e un disturbo di personalità antisociale.

Per quanto nei pazienti ADHD la terapia farmacologica non possa determinare alcuna correzione a livello neurofisiologico, i farmaci si rivelano spesso efficaci nell’alleviare il corredo sintomatologico permettendo al paziente di dedicarsi ad attività quotidiane altrimenti compromesse dal basso livello di attenzione e/o dall’iperattività.

Quali sono i farmaci più usati?

Gli psicostimolanti costituiscono il trattamento farmacologico d’elezione e sono disponibili vari preparati a rilascio lento e ad azione prolungata per i quali è prevista l’assunzione una volta al giorno, così da contrastare i rischi di abuso e/o dipendenza.

I farmaci autorizzati in Italia per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività sono:

    • metilfenidato, stimolante del sistema nervoso centrale;
    • atomoxetina (non stimolante), molecola appartenente al gruppo degli inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina (Serotonin-Norepinephrine Reuptake Inhibitor, SNRI); 

È possibile utilizzare anche altri farmaci, quali:

    • clonidina e guanfacina (utilizzati generalmente per l’ipertensione arteriosa);
    • antidepressivi;
    • farmaci ansiolitici.

Ma come agiscono questi farmaci?

Il metilfenidato (nome commerciale: Ritalin) è uno stimolante del sistema nervoso centrale utilizzato non solo nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione/iperattività, ma anche della depressione e della narcolessia.

Il metilfenidato modula i livelli sinaptici dei neurotrasmettitori dopamina e noradrenalina: i pazienti affetti da ADHD presentano infatti concentrazioni significativamente ridotte di questi neurotrasmettitori.

Il farmaco si lega ai trasportatori sinaptici della dopamina (e in misura minore della noradrenalina), favorendo un corretto funzionamento neuronale.

In generale, i più comuni effetti avversi del metilfenidato includono diminuzione dell’appetito, perdita di peso e dolore addominale.

L’atomoxetina (nome commerciale: Strattera) è un inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina a livello presinaptico, in grado di aumentarne la disponibilità nello spazio extracellulare.

L ’atomoxetina è anche responsabile dell’aumento dei livelli extracellulari di dopamina poiché, esclusivamente a livello della corteccia cerebrale, il trasportatore della noradrenalina è in grado di operare anche la ricaptazione della dopamina.

Pur appartenendo a una categoria differente, gli effetti indesiderati più comuni dell’atomoxetina sono simili a quelli già menzionati per il metilfenidato: dolore addominale e riduzione dell’appetito eventualmente associata a perdita di peso. Nelle prime fasi di trattamento possono manifestarsi anche nausea e vomito.

Chi prescrive la terapia farmacologica in caso di diagnosi ADHD?

La prescrizione della terapia farmacologica richiede una valutazione globale della persona.

È possibile ottenere la prescrizione della terapia farmacologica per bambini e adolescenti con ADHD rivolgendosi a centri specializzati che possono garantire l’attivazione di piani terapeutici individuali.

Quando è indicato il trattamento farmacologico?

È utile rivolgersi al medico specialista in caso di sintomatologia persistente, soprattutto se si hanno manifestazioni in diversi contesti e se il soggetto presenta iperattività e/o deficit di attenzione marcati al punto da influenzare in modo negativo il corretto svolgimento delle attività quotidiane.

Nelle forme più severe, inoltre, i farmaci permettono di controllare i comportamenti dettati dall’impulsività garantendo così terreno fertile per gli interventi cognitivo-comportamentali.

Si ricordi che la terapia NON può prescindere dagli interventi non farmacologici: nei bambini, in particolare, attività di Parent Training favoriscono una maggiore comprensione dei vari aspetti di questo disturbo dalla natura multifattoriale, ma anche l’adozione di strategie per la gestione e correzione dei comportamenti del bambino, nonché il miglioramento della qualità delle relazioni interpersonali, tanto in famiglia quanto nel contesto sociale.

La psicoterapia per i bambini è del tipo cognitivo comportamentale; in presenza di disturbi dell’umore o disturbo d’ansia, potrebbero essere utili interventi psicoterapici di sostegno per favorire i processi di socializzazione, nonché attività volte a migliorare le abilità scolastiche.

ADHD e scuola – l’importanza del lavoro d’equipe

L’intervento per bambini e adolescenti con ADHD coinvolge diverse figure professionali (pediatri, neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, insegnanti, tutor e psicologi) che collaborano con l’istituzione scolastica per una corretta integrazione del bambino e per consentire l’attuazione delle migliori strategie educative: infatti, molto spesso le difficoltà a mantenere l’attenzione in compiti che richiedono uno sforzo prolungato sono spesso mal interpretate nel contesto di vita del soggetto, che molte volte viene additato come uno studente pigro e poco responsabile.

Il counseling può rivelarsi fondamentale e aiuta il bambino a capire ed affrontare il proprio disturbo.

Alcuni interventi utili per migliorare il comportamento in classe includono:

    • riduzione degli stimoli ambientali (visivi e uditivi);
    • progettazione di attività didattiche di durata appropriata;
    • individuazione di regole e di una routine da rispettare;
    • aggiungere degli incentivi e dei premi grazie alla Token Economy.

Sarebbe utile promuovere in ambito scolastico interventi per favorire una maggiore comprensione del disturbo, per esempio fornendo materiale informativo per genitori e insegnanti, oltre che per bambini e adolescenti.

Conclusioni: quando e come usare la terapia farmacologica?

In conclusione:

    • seppur l’ADHD non possa essere curata, le terapie possono migliorare il benessere globale della persona;
    • entrambe, quella comportamentale e farmacologica, giocano un ruolo importante nella gestione dell’ADHD;
    • i farmaci a base di psicostimolanti più usati in Italia sono il metilfenidato e l’atomoxetina che agiscono su dopamina e noradrenalina per garantire un corretto trasporto neuronale;
    • seguire sempre i consigli del medico specialista ed eventualmente rivolgersi a centri specializzati che possono garantire l’attivazione di piani terapeutici individuali e personalizzati.

Hai bisogno di informazioni o supporto ADHD?

Richiedi informazioni ad uno dei nostri tutor ADHD oppure richiedi una diagnosi ADHD.

Link copiato!

Hai trovato utile questo articolo? Condividilo

Ti potrebbe interessare

Telefono

facci uno squillo

Non riesci a chiamarci?

scrivi un messaggio