Cosa s’intende per oppositività?
Quando si parla di oppositività nei bambini si fa riferimento a comportamenti che si manifestano in più contesti.
Tali comportamenti includono rabbia, irritabilità, volontà di non rispettare le regole, accusa degli altri e volontà di irritare intenzionalmente gli altri.
Quali sono i sintomi?
I sintomi includono:
- rabbia;
- irritabilità;
- comportamenti vendicativi od oppositivi;
- comportamenti che mettono in discussione ciò che viene detto;
- comportamenti provocatori e atteggiamenti di sfida, in particolare verso persone che rappresentano l’autorità (genitori, insegnanti, tutor…);
- volontà di infrangere le regole;
- atteggiamenti vendicativi;
- comportamenti di accusa verso altri per i propri comportamenti scorretti e volontà di irritare gli altri.
Il Disturbo Oppositivo Provocatorio si diagnostica in età preadolescenziale, successivamente si parla di Disturbo della Condotta.
Disturbo o caratteristica?
Molti bambini possono manifestare i comportamenti sopra elencati senza che tuttavia siano presenti i criteri per porre una diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio.
Occorre pertanto differenziare una condizione di conclamato disturbo da altre condizioni che possono presentarsi.
Ad esempio, i comportamenti sopra indicati possono essere espressione di una particolare fase evolutiva e delle problematiche legate all’affrontare l’ingresso in quella determinata fase.
Oppure ancora, potrebbe trattarsi di una manifestazione di disagio transitoria del bambino, per esempio legata a delle problematiche specifiche relative ad un determinato contesto.
Come capire se mio figlio ha un Disturbo Oppositivo Provocatorio?
Quali sono dunque i campanelli di allarme da considerare per giungere ad una tempestiva diagnosi?
È importante fare attenzione a frequenza, intensità e contesti in cui i sintomi si verificano.
Per una diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio i sintomi:
- devono essere presenti per almeno 6 mesi in modo continuativo;
- devono essere legati a una generale compromissione del funzionamento del bambino (sociale, scolastico, familiare);
- devono manifestarsi in tutti i contesti di vita del bambino (es: casa, scuola, sport) e con più persone che non siano familiari (insegnanti, amici, adulti).
I falsi miti sul disturbo
Spesso si cade nell’errore di considerare un bambino che manifesta comportamenti oppositivi a scuola come un bambino con un disturbo oppositivo.
Se i comportamenti si manifestano per lo più nel contesto scolastico, ad esempio, occorrerà indagare con molta attenzione il contesto e le dinamiche che si pongono in essere al suo interno.
I comportamenti oppositivi insomma devono costituire oggetto di un’attenta analisi, poiché possono essere una fonte indispensabile di informazioni circa la qualità della relazione del bambino con i suoi contesti di vita.
Chi può diagnosticare un DOP e perché è importante la diagnosi?
È fondamentale che un Disturbo Oppositivo Provocatorio venga correttamente e tempestivamente diagnosticato e trattato con un percorso psicoterapeutico, così che la prognosi risulti essere favorevole con maggiore probabilità.
Nella scuola, a fronte di una diagnosi, può essere rilasciato il PDP con specifiche misure dispensative o strumenti compensativi.
Al contrario, se non trattato in tempo, il Disturbo Oppositivo Provocatorio ha un’evoluzione negativa, frequentemente tale disturbo può diventare infatti un Disturbo della Condotta in adolescenza.
L’accertamento diagnostico è di competenza del neuropsichiatra infantile.
Disturbo Oppositivo e la scuola
Le manifestazioni comportamentali del Disturbo Oppositivo Provocatorio lo rendono particolarmente ostico da gestire all’interno dell’ambiente scolastico.
Spesso si tratta infatti di bambini che:
- si rifiutano di seguire le lezioni o di fare i compiti;
- disturbano distraendo i compagni;
- non rispettano le regole di convivenza sociale.
Capita spesso che l’insegnante si ritrovi in un situazione complessa da gestire, anche perché non sempre è possibile avvalersi di personale adeguatamente formato per venire incontro alle esigenze educative di questi bambini.
Come gestire un DOP: Consigli Pratici
Ecco ora alcuni consigli pratici e alcune cautele da rispettare.
Cosa consigliamo di fare:
- creare un rapporto positivo e di fiducia, in modo che si senta apprezzato e capito in ogni momento;
- puntare sulle lodi e sulle gratifiche, in modo da stimolare la sua partecipazione e il suo interesse;
- dimostrare curiosità per le sue ragioni, interrogarlo su quello che sente e che vorrebbe esprimere, aiutarlo a discriminare le sue emozioni;
- anche individuare e promuovere i punti di forza e le potenzialità del bambino;
- incentivare le attività di gruppo, con lo scopo di favorire la cooperazione ed il legame affettivo significativo con il gruppo di pari;
- definire da subito, con calma e pazienza, regole chiare che contengano il minore.
Cosa non fare:
- attuare atteggiamenti rigidi e autoritari che hanno l’unico effetto di aumentarne l’ostilità;
- dare per buone le critiche costruttive, non sempre in questi casi rappresentano una soluzione;
- non alimentare l’immagine di “bambino pigro, svogliato e disturbatore”;
- non imporre regole con semplice autoritarismo, piuttosto spiegarne le motivazioni.
Conclusioni: cosa fare in caso si sospetti un DOP?
In questo articolo abbiamo parlato del Disturbo Oppositivo Provocatorio, delle sue manifestazioni sintomatologiche e della sua differenziazione da comportamenti oppositivi che possono manifestarsi durante l’età preadolescenziale.
Abbiamo poi approfondito l’importanza di una tempestiva diagnosi e come questo disturbo si manifesta in ambito scolastico.
Infine, abbiamo approfondito le indicazioni pratiche che possono aiutare nella gestione quotidiana del disturbo.
Concludiamo elencando gli step da seguire:
- Osservare la situazione e comunicare con altre figure di riferimento (insegnanti, tutor…);
- Dopo 6 mesi dalla presenza di atteggiamenti oppositivi (rabbia, irritabilità…) chiedere una diagnosi per Disturbo Oppositivo Provocatorio da privato o con la ASL;
- A fronte della valutazione, se positiva, viene rilasciata la diagnosi;
- Fornire la diagnosi alla scuola che segue lo studente;
- Assicurarsi che il bambino abbia tutte le figure necessarie per il suo sviluppo metacognitivo: Tutor ADHD, Psicologo e/o Logopedista;
- Assicurarsi che il bambino abbia tutti gli strumenti compensativi e misure dispensative per affrontare le lezioni;
- Creare una routine e dare istruzioni precise e chiare durante lo studio e la vita quotidiana;
- Con tanta pazienza, puntare a creare un rapporto positivo e di fiducia!
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