E’ solo maleducazione!
Quando ci si approccia a un bambino o a una bambina DOP è facile incappare nel pregiudizio della maleducazione a causa di alcuni atteggiamenti spesso spiacevoli e confondibili con mancanza di rispetto nei confronti dell’interlocutore.
Tuttavia, occorre fare una distinzione tra atteggiamento e condotta che è anche la conditio sine qua non che permette di diagnosticare il disturbo.
Le reazioni di rabbia, provocazione, opposizione e rifiuto se presenti per più di sei mesi e se presenti in più contesti sono sintomi di un disturbo e non sono il riflesso di un atteggiamento momentaneo.
In altre parole, se il/la bambino/a “risponde male” non lo fa apposta, bensì è la reazione a una situazione che in quel momento è motivo di frustrazione.
E’ nato\a così
Il DOP è definito dal DSM-V come disturbo psichiatrico della sfera comportamentale, non si tratta pertanto di un disturbo neurologico congenito.
Alcuni studi evidenziano come geneticamente possa esserci una predisposizione e/o un’eredità genetica ma ciò che causa realmente il disturbo è la commistione di vari fattori che riguardano soprattutto il contesto di crescita e maturazione del/lla bambino/a, come:
- Fattori ambientali: condizioni economiche e/o abitative sfavorevoli;
- Problemi familiari/genitoriali: subire abusi (di qualsivoglia natura) e/o crescere in una famiglia negligente;
- Fattori sociali: il rifiuto dei pari, bullismo, esclusione etc.
E’ curabile, sparisce crescendo
I disturbi come quello Oppositivo Provocatorio non prevedono una cura, non essendo esso una malattia.
È vero però che agire il prima possibile dà un margine di gestione e miglioramento importanti.
L’intervento deve essere mirato e multimodale, occorre cioè includere la famiglia e la scuola nel percorso di terapia.
Con tempo, lavoro e dedizione il/la bambino/a può imparare a gestire e a riconoscere (così da evitarli) i trigger che causano in lui/lei moti di rabbia, aggressione e/o impulsività.
Bisogna essere duri e rispondere con “la stessa moneta”
Trattare uno/a studente con DOP è difficile a causa di come il disturbo si manifesta.
L’adulto avrà a che fare con una persona che risponde in malo modo, disubbidente, caparbia fino all’inverosimile.
Avrà dei tratti confondibili con la maleducazione, la mancanza di rispetto e il rifiuto per qualsivoglia tipo di autorità.
Si crede che in questi casi il pugno di ferro sia la risposta migliore quando in realtà aumenta e alimenta il circolo vizioso dell’opposizione all’imposizione.
Ogni tanto è opportuno utilizzare il rinforzo negativo come strategia
In famiglia, a scuola o in altri ambienti educativi ci sono diverse strategie d’insegnamento e di gestione dei disturbi comportamentali.
Per rinforzo negativo si intende quella pratica volta a sottolineare lo sbaglio o la mancata consegna di un obiettivo dello/a studente.
Se è vero che si è sempre detto che “sbagliando si impara”, sottolineare ed evidenziare un errore comportamentale di un DOP crea il suddetto circolo vizioso.
Cosa fare?
Non è maleducazione: conoscere e riconoscere è il primo step per lavorare e convivere con un/a bambino/a con disturbi comportamentali.
Un adulto informato capirà meglio un certo tipo di atteggiamento e sarà in grado di gestirlo senza accusarlo.
Non è nato così, ha sviluppato il disturbo a causa di alcune circostanze.
Individuarle, ma soprattutto accettarle, potrebbe aiutare il percorso di terapia.
Non è curabile ma è gestibile! Iniziare il prima possibile un percorso multimodale e mettersi in gioco con il parent training (percorso volto alla famiglia che deve imparare a gestire situazioni problematiche) renderà il disturbo molto più gestibile per tutti.
La terapia più adatta a contrastare questo disturbo è la Cognitivo Comportamentale.
Non bisogna essere duri anche se a volte è complesso. La pazienza è la chiave di volta quando si ha a che fare con un DOP.
Concetto da non confondere con un tipo di educazione lassista: le regole esistono, ci sono e vanno fatte seguire.
In questo caso è fondamentale la verbalizzazione e la spiegazione delle regole prima di un’eventuale infrazione; anche stilare una lista dei doveri quotidiani può evitare di mandare in frustrazione un/a bambino/a con DOP.
No al rinforzo negativo perché è più opportuno il rinforzo positivo (con tutti, non solo con i DOP!) il quale prevede l’enfatizzazione dell’atteggiamento positivo dello/a studente, magari anche con un premio pattuito in precedenza.
In questo modo egli registrerà quali sono i comportamenti adatti e “premiabili” tendendo così a reiterarli.
Conclusione
Il DOP è un disturbo comportamentale molto difficile da gestire e da riconoscere, per questo affidarsi a una équipe di professionisti è l’unica cosa da fare per imparare a gestirlo e a contrastarlo.
Ricordiamoci sempre che se è difficile stare al fianco di una persona con un disturbo, per chi ne soffre lo è ancora di più.
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