bambino che urla con mani alla testa

Falsi miti sul Disturbo Oppositivo Provocatorio

  • BES
  • DSA e ADHD
  • Logopedia e Psicologia

Dopo aver definito e spiegato cos’è il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) nel nostro precedente articolo, è bene indagare quali sono i falsi miti che ruotano attorno a coloro che ne soffrono.

Indice

Iscriviti alla newsletter

E’ solo maleducazione!

Quando ci si approccia a un bambino o a una bambina DOP è facile incappare nel pregiudizio della maleducazione a causa di alcuni atteggiamenti spesso spiacevoli e confondibili con mancanza di rispetto nei confronti dell’interlocutore.

Tuttavia, occorre fare una distinzione tra atteggiamento e condotta che è anche la conditio sine qua non che permette di diagnosticare il disturbo.

Le reazioni di rabbia, provocazione, opposizione e rifiuto se presenti per più di sei mesi e se presenti in più contesti sono sintomi di un disturbo e non sono il riflesso di un atteggiamento momentaneo.

In altre parole, se il/la bambino/a “risponde male” non lo fa apposta, bensì è la reazione a una situazione che in quel momento è motivo di frustrazione.

E’ nato\a così

Il DOP è definito dal DSM-V come disturbo psichiatrico della sfera comportamentale, non si tratta pertanto di un disturbo neurologico congenito.

Alcuni studi evidenziano come geneticamente possa esserci una predisposizione e/o un’eredità genetica ma ciò che causa realmente il disturbo è la commistione di vari fattori che riguardano soprattutto il contesto di crescita e maturazione del/lla bambino/a, come:

  • Fattori ambientali: condizioni economiche e/o abitative sfavorevoli;
  • Problemi familiari/genitoriali: subire abusi (di qualsivoglia natura) e/o crescere in una famiglia negligente;
  • Fattori sociali: il rifiuto dei pari, bullismo, esclusione etc.

E’ curabile, sparisce crescendo

I disturbi come quello Oppositivo Provocatorio non prevedono una cura, non essendo esso una malattia.
È vero però che agire il prima possibile dà un margine di gestione e miglioramento importanti.
L’intervento deve essere mirato e multimodale, occorre cioè includere la famiglia e la scuola nel percorso di terapia.
Con tempo, lavoro e dedizione il/la bambino/a può imparare a gestire e a riconoscere (così da evitarli) i trigger che causano in lui/lei moti di rabbia, aggressione e/o impulsività.

Bisogna essere duri e rispondere con “la stessa moneta”

Trattare uno/a studente con DOP è difficile a causa di come il disturbo si manifesta.
L’adulto avrà a che fare con una persona che risponde in malo modo, disubbidente, caparbia fino all’inverosimile.
Avrà dei tratti confondibili con la maleducazione, la mancanza di rispetto e il rifiuto per qualsivoglia tipo di autorità.
Si crede che in questi casi il pugno di ferro sia la risposta migliore quando in realtà aumenta e alimenta il circolo vizioso dell’opposizione all’imposizione.

Ogni tanto è opportuno utilizzare il rinforzo negativo come strategia

In famiglia, a scuola o in altri ambienti educativi ci sono diverse strategie d’insegnamento e di gestione dei disturbi comportamentali.
Per rinforzo negativo si intende quella pratica volta a sottolineare lo sbaglio o la mancata consegna di un obiettivo dello/a studente.
Se è vero che si è sempre detto che “sbagliando si impara”, sottolineare ed evidenziare un errore comportamentale di un DOP crea il suddetto circolo vizioso.

Cosa fare?

Non è maleducazione: conoscere e riconoscere è il primo step per lavorare e convivere con un/a bambino/a con disturbi comportamentali.
Un adulto informato capirà meglio un certo tipo di atteggiamento e sarà in grado di gestirlo senza accusarlo.
Non è nato così, ha sviluppato il disturbo a causa di alcune circostanze.
Individuarle, ma soprattutto accettarle, potrebbe aiutare il percorso di terapia.
Non è curabile ma è gestibile! Iniziare il prima possibile un percorso multimodale e mettersi in gioco con il parent training (percorso volto alla famiglia che deve imparare a gestire situazioni problematiche) renderà il disturbo molto più gestibile per tutti.
La terapia più adatta a contrastare questo disturbo è la Cognitivo Comportamentale.
Non bisogna essere duri anche se a volte è complesso. La pazienza è la chiave di volta quando si ha a che fare con un DOP.
Concetto da non confondere con un tipo di educazione lassista: le regole esistono, ci sono e vanno fatte seguire.
In questo caso è fondamentale la verbalizzazione e la spiegazione delle regole prima di un’eventuale infrazione; anche stilare una lista dei doveri quotidiani può evitare di mandare in frustrazione un/a bambino/a con DOP.
No al rinforzo negativo perché è più opportuno il rinforzo positivo (con tutti, non solo con i DOP!) il quale prevede l’enfatizzazione dell’atteggiamento positivo dello/a studente, magari anche con un premio pattuito in precedenza.
In questo modo egli registrerà quali sono i comportamenti adatti e “premiabili” tendendo così a reiterarli.

Conclusione

Il DOP è un disturbo comportamentale molto difficile da gestire e da riconoscere, per questo affidarsi a una équipe di professionisti è l’unica cosa da fare per imparare a gestirlo e a contrastarlo.
Ricordiamoci sempre che se è difficile stare al fianco di una persona con un disturbo, per chi ne soffre lo è ancora di più.   

Hai bisogno di informazioni o supporto DSA, BES o ADHD?

Richiedi informazioni ad uno dei nostri tutor DSA, BES, ADHD oppure richiedi una diagnosi.

Link copiato!

Hai trovato utile questo articolo? Condividilo

Ti potrebbe interessare

Telefono

facci uno squillo

Non riesci a chiamarci?

scrivi un messaggio