Cosa sono i BES?
L’acronimo B.E.S. sta per Bisogni Educativi Speciali. In questa definizione si includono quegli alunni e alunne con difficoltà di apprendimento non sempre supportate da una specifica diagnosi. Essi non rientrano perciò nelle misure previste dalla L. 104/92 sulla disabilità e dalla L. 170/10 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ma registrano comunque effetti significativi nel rendimento scolastico.
Il MIUR identifica tre categorie all’interno dei BES:
- Disabilità:
- Svantaggio socio-economico, linguistico o culturale: ovvero tutte quelle situazioni che a causa di uno svantaggio culturale e/o personale, richiedono una particolare attenzione educativa;
- Disturbi nell’area evolutiva tra cui: deficit di linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ADHD e DSA.
Qual è la normativa di riferimento per BES?
La normativa BES di riferimento è la Direttiva BES Ministeriale del 27 dicembre 2012 e le successive circolari ministeriali. Essa ha lo scopo di tutelare gli alunni con Bisogni Educativi Speciali garantendo loro il diritto di accedere a un apprendimento personalizzato, come previsto dalla Legge 53/2003.
Lo scopo è quello di permettere ai ragazzi di svolgere le attività didattiche secondo le modalità e i tempi a loro più consoni.
Inoltre, la Circolare Ministeriale n.8 del 6 marzo 2013, avente come oggetto «Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Indicazioni operative», prevede l’applicazione della normativa dedicata ai ragazzi con Dsa (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) anche a tutti gli alunni con Bes.
Quali disagi provocano i BES?
- Rapportarsi con l’istituzione scolastica;
- Avere delle prove da sostenere;
- Relazionarsi con il gruppo di pari;
- Negoziare la propria posizione all’interno del gruppo classe.
Queste sono solo alcune sfide che deve affrontare uno studente con BES e che richiedono molte energie psichiche al minore che affronta la complessità del suo cammino evolutivo a cui si aggiungono i disturbi tipici dei Bisogni Educativi Speciali.
A seconda del tipo di difficoltà della categoria BES, un eventuale disagio sperimentato dall’alunno può declinarsi in modi differenti, vediamone alcuni.
BES e Disabilità
In questa prima sottocategoria rientrano gli alunni con disabilità certificata ai sensi della Legge 104. Solo in questo caso è prevista la presenza del docente di sostegno, per un numero di ore commisurato al bisogno.
Per gli alunni con disabilità viene steso un Piano Educativo Individuale (PEI), che tiene conto della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica.
Svantaggio linguistico
In questo caso, pur non essendo in presenza di una specifica diagnosi, si rileva un bisogno educativo speciale, generalmente limitato nel tempo, dovuto a situazioni che causano svantaggio e richiedono per un certo periodo una particolare attenzione educativa.
Si tratta ad esempio degli alunni di recente immigrazione, che non hanno ancora appreso la lingua italiana, oppure di allievi che si trovano in una situazione sociale, economica o culturale difficile, che comporta disagi molteplici nel regolare percorso scolastico.
Disturbi dell’area evolutiva
Questa sottocategoria riguarda i disturbi evolutivi specifici. La Direttiva Ministeriale chiarisce che in essa rientrano non solo i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), diagnosticati ai sensi della L. 170/10, ma anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD).
Per gli alunni con DSA è obbligatorio il ricorso ad un Piano Didattico Personalizzato (PDP) e l’utilizzo di strumenti compensativi e di misure dispensative che possano garantire il successo scolastico degli allievi.
Per approfondimenti sul Piano Didattico Personalizzato, leggi l’articolo dedicato.
Il ruolo dello psicologo
In caso di BES associato a disabilità il lavoro psicologico avrà il suo focus privilegiato nell’accompagnare la presa di coscienza delle difficoltà associate alla disabilità, nell’accettazione degli eventuali limiti che essa comporta ma soprattutto punterà a scoprire e valorizzare i punti di forza.
Per quel che riguarda il lavoro con bambini che presentano svantaggio linguistico o culturale il lavoro può incentrarsi sull’esplorazione dei vissuti del minore in relazione all’integrazione nel nuovo contesto culturale e sulle criticità che si possono inscrivere all’interno di tale processo.
Nel caso di bambini con disturbi nell’area evolutiva l’intervento si concentrerà sulle aree coinvolte nel disturbo in questione. I vissuti di auto svalutazione e di inadeguatezza sono di frequente associati ai disturbi dell’età evolutiva con diretta ricaduta nei compiti scolastici andando ad intaccare il confronto con i pari, che è il gruppo di riferimento privilegiato nella fase di pre-adolescenza e adolescenza.
Perché è necessario lo Sportello di Ascolto a scuola
Comunemente chiamato “Sportello d’Ascolto”, il C.I.C. “Centro di Informazione e Consulenza”, (istituito con la Legge 106 del 26 giugno 1990) è una porta aperta per gli alunni che vivono un momento di difficoltà, confusione, fragilità o dubbio riguardo allo studio, agli amici, alla famiglia, all’amore e a tutte quelle tematiche tipicamente adolescenziali.
Questo spazio offre agli studenti la possibilità di apprendere modalità di funzionamento più vantaggiose per il proprio benessere.
Tuttavia può capitare che sia difficile per lo studente o la studentessa avvicinarsi allo sportello psicologico predisposto dalla scuola. Possono infatti nascere sentimenti di vergogna che ritardano o addirittura ostacolano l’accesso alla cura, eliminando tutti i vantaggi di un intervento tempestivo.
Rivolgersi ad un professionista privato
In linea generale, il supporto psicologico è indicato al fine di migliorare la qualità delle relazioni con i pari e con gli adulti di riferimento e per fornire un sostegno all’autostima.
Infatti, le difficoltà scolastiche e gli insuccessi ripetuti impattano negativamente sul senso di auto efficacia percepita, minacciando il senso di sé, la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Si lavora inoltre per supportare il percorso di acquisizione delle autonomie, sia dal punto di vista personale che dal punto di vista degli apprendimenti.
Uno spazio di aiuto e di intervento protetto si rivela essere spesso necessario per affrontare tali situazioni: si lavora con il ragazzo/la ragazza, e non con il disturbo, approntando per loro un tempo ed un luogo che fungano da punto fermo all’interno del quale esplorare problematiche e vissuti ad esse connessi.
Precisazione doverosa: in qualsiasi situazione sarà la specificità del singolo, e non la sua diagnosi, a indirizzare l’intervento di sostegno psicologico.
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